L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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giovedì 16 febbraio 2012

Sul film A.C.A.B., di Antonio Marchi e Antonella Marazzi


ACAB è un pugno nello stomaco, dove l’uso della violenza sembra la normalità quotidiana, in un mondo in cui oppressori e oppressi si scambiano rapidamente i ruoli e vengono osservati da un punto di vista “umano”, che esclude pregiudizi e stereotipi, ma lascia fuori casi isolati di altrettanta barbarie, per “rese dei conti” assurde. Il film abbraccia quasi tutti i  problemi dei nostri giorni - dagli scioperi dei lavoratori, alla politica, passando per gli ultrà allo stadio fino agli immigrati, agli sgomberi dei nomadi - riuscendo a farci entrare nella parte non di semplici spettatori, ma di protagonisti, nella contesa a volte esasperata e spettacolare dello scontro: "tifoseria” di una o dell’altra parte, ci fa schierare (“dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando”?- De Gregori), mostrandoci la violenza per quello che è (sempre assurda) quando non ha sbocchi politici. Lo fa senza eccessivo compiacimento ed enfatizzando il fascino oscuro della divisa e delle simbologie che vi ruotano attorno.
In quel gesto irrefrenabile di picchiare duro c’è tutta la frustrazione e la cattiveria di un mestiere assurdo e incivile, ma c’è anche il disonore di una società capitalistico-borghese che trova più semplice risolvere i problemi a manganellate, piuttosto che affrontarli democraticamente. Inevitabile un comune senso di nausea, odio, intolleranza, nei confronti del celerino, ma anche delle istituzioni, politici, parlamento, Stato… che lo usano e lo sfruttano.
Il  celerino, protetto dall’uniforme, oltre che dallo Stato, è nel film una “macchina da guerra”, usato contro chiunque reclami qualcosa, non stia alle regole conformistiche della società, si trovi nel posto sbagliato (anche per caso), ma è abbandonato al suo destino di reietto quando reclama diritti e precipita nella parte dell'"oppresso”, con meraviglia, stupore e rabbia.
Nella sua spettacolarizzazione degli scontri con le tifoserie, il film tralascia però i casi isolati e poco si sofferma sul ruolo repressivo della forza armata dello Stato contro le manifestazioni operaie e studentesche, contro le proteste dei movimenti per la difesa dei diritti e del territorio. Lascia sgomenti e increduli, la brutalità di fatti vigliacchi e criminali che hanno portato alla morte giovani vite (Cucchi, Sarti, Frapporti ecc.) per un protagonismo di mestiere e di ordine (fascista) che ha nella divisa, più che nella "difesa" del cittadino, la sua maggior colpa. Di fronte alla criminale arroganza di quella divisa - che dovrebbe essere (ma quando mai?!) portata a rispetto dell’incolumità della persona che abbia o no commesso reato, ma che invece il più delle volte intimidisce, interroga, umilia, toglie la libertà, percuote e a volte ammazza - la ferita rimane aperta per sempre e l’oltraggio non può essere dimenticato.
ACAB ha il merito di ricordare episodi violenti e di poterli raccontare anche a distanza di tempo per quel sangue dimenticato, perché ancora le ferite sanguinano (...)
Antonio Marchi
* * *
Caro Antonio,
la tua quasi-recensione è bella e mi è piaciuta per la sua partecipazione accorata, il tuo sdegno, il tuo sguardo lucido. Mi ha fatto, credo, un quadro genuino e veritiero di ciò che esprime il film e, forse, del suo messaggio. Un film che, penso, non ho andrò a vedere, perchè non ne posso più di violenza, sia di quella cieca e irrazionale che nasce dalla disperazione di esistenze non consapevoli ( dei celerini e delle loro vittime arrabbiate), sia di quella cinica e razionale del sistema borghese che usa le forze dell'ordine come cieca massa di manovra contro tutte le sue opposizioni. E non ne posso più in generale della violenza sempre più cieca di un sistema mondiale basato sullo sfruttamento selvaggio e sul profitto, che devasta il pianeta e che sta distruggendo la terra in cui viviamo e la nostra stessa umanità. Non lo andrò a vedere non perchè creda che film come questo mandino messaggi sbagliati, ma perchè vedo così lucidamente la violenza montarci intorno che un film come questo non può aggiungere altro a ciò di cui sono crudamente consapevole. Grazie per le emozioni che hai voluto comunicarci. 
Antonella
Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

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a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

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a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

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a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

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a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.